Intervista a tutto tondo all’artista giapponese Chigusa Karaishi creatrice della mostra “Trame Pittura e Kimono”
visitabile a I Giorni delle Rose il 26-27-28 maggio
a cura di Aureliana Del Commoda
INTRODUZIONE
AdC: Allora eccoci qua, Chigusa, nel tuo piacevole spazio artistico in Corso Garibaldi al civico 100, tondo tondo e dove tu crei quadri, sviluppi progetti.
CK: sì sono contentissima di questo mio atelier, immagino che qui ci abbiano lavorato il Perugino, Raffaello, il Pinturicchio.
AdC: Non vorrei deludere il tuo entusiasmo, Chigusa cara, ma non credo proprio!
CK: Comunque mi piace pensarlo.
AdC: Così va meglio, comunque in tanti ci saranno passati lasciando tracce della loro vita, infatti è gradevole starci, come se avesse una sua anima!
AdC: Io ricordo bene quando ci conoscemmo, nell’aula IV dell’Università per Stranieri di Perugia – settembre 2015 – presentate da Junia Ino, un mio alunno giapponese frequentante un Corso di lingua italiana, livello C1 e proveniente dall’Università di Kyoto, dove era studente di Italianistica; negli intervalli tra una lezione e l’altra egli mi raccontava i suoi progetti di una possibile futura collaborazione culturale tra Italia e Giappone, le sue idee mi interessavano.
Poco tempo dopo il nostro incontro presi un appuntamento col sindaco, da poco insediato, che ci ricevette, ascoltandoci con interesse, gli prospettammo , tra le altre cose, l’idea di un gemellaggio tra Nagano e Perugia, tuttavia i nostri progetti non ebbero un seguito: certamente il problema dei finanziamenti necessari a qualsiasi proposito fu un ostacolo insormontabile.
Comunque un fatto importante sviluppatosi dagli informali colloqui con Junia sviluppai il progetto, che potei organizzare col supporto dell’Università per Stranieri, denominato “Tricolore Sollevante” e che ebbe luogo dal 18 maggio al 1° giugno 2016 proprio alla “ Stranieri” con molteplici eventi.
DOMANDE
AdC: Come hai deciso di chiamare la mostra di tuoi quadri e di kimono che avrà luogo a Spello, Villa Fidelia, nell’ambito dell’evento “I giorni delle rose”, dal 26 al 28 maggio?
CK: “Trame, pittura e Kimono”
AdC: In molte tue creazioni vedo la prevalenza di bianco, blu, oro, variamente declinati, io stessa ho un tuo bel quadro con queste tinte: perché questi colori, cosa significano per te?
CK: Il blu viene dal più profondo del mio cuore, il cielo, il mare sono azzurri: il colore fondamentale della vita. Inoltre sono cresciuta in una casa in cui questa tinta era prelevante, i separé erano di tessuto azzurro indaco, i bicchieri Edo (NdR periodo Edo 1603 – 1868) Kiriko di colore blu e i piatti colorati di celeste, questo colore era presente nel mio vissuto quotidiano.
L’oro istintivamente è collegato alla pittura antica giapponese, forse a livello inconscio lo uso per questo, è il colore della luce, della luminosità e penso sia istintivo per un giapponese pensare all’oro.
A nord di Kyoto c’è un tempio zen considerato un simbolo del Giappone, il Kinkaku-ji, eretto nel secolo XV su tre piani e il secondo e terzo dei quali sono ricoperti di vere foglie d’oro, lo chiamano il “Padiglione d’oro”; oltre a ciò Marco Polo ne Il Milione scrive che nel Cipango (NdR Giappone) vi si trova oro in abbondanza.
AdC: Interessante, ci sono delle affinità culturali: tutta la pittura medievale italiana utilizzava fondi d’oro zecchino.
CK: “Sì, lo so.
Il bianco è ciò che non c’è , il vuoto, direi più importante del resto”.
AdC: Parlami della storia dell’indaco, ricordo la sciarpa che mi regalasti ,tinta da te.
CK: Come ti ho già spiegato rispondendo alla precedente domanda ,il blu è stato sempre presente nella mia vita sin da bambina, inoltre un mio nonno aveva in casa vetri di Boemia, simili allo stile Kiriko, il blu il colore fondamentale della vita.
Così attingendo sia alla storia familiare, un mio bisnonno fu un importante produttore di seta a Nagano, nella sua fabbrica, dove ci lavoravano circa quaranta donne, sia ai miei studi pregressi ed anche al mio lavoro di designer di tessuti, esercitato per tre anni dopo l’università quando vivevo ancora in Giappone, ecco, dicevo che mi è venuta l’idea di coltivare piantine di indaco per ricavare dalle loro foglie il colore, con cui tingere a mano, delle sete, come la sciarpetta che ti ho regalato, ancora però sono nella fase dei campioni di prova.
AdC: Indaco tinctoria composto organico ricavato dalle foglie della pianta indaco, un pigmento naturale da cui una polvere di colore azzurro, dall’alto potere colorante. Sembra che Marco Polo lo introdusse in Europa, tornando dalla Cina e forse già 4000 anni fa, in India, era coltivata la pianta, da cui il nome.
AdC: Le tue tecniche di pittura?
CK: Mi piace utilizzare pigmenti naturali e la tempera. Anche il Sumi, l’inchiostro nero giapponese e la pianta di indaco. Talvolta utilizzo anche l’acrilico e la pittura ad olio.
AdC: Posso definire la tua pittura astratta ?
CK: Non proprio, alcuni dicono che sono molto brava come astrattista, tuttavia per me non c’è differenza, voglio dire che dipingo quello che sento in quel momento. Certo ho studiato e dipinto il figurativo e l’astratto.
AdC: Quando hai iniziato a dipingere?
CK: Ho iniziato da bambina, avrò avuto cinque, sei anni.
AdC: Che valore ha il dipingere ?
CK: Il dipingere oltre al divertimento l’ho sempre sentito come una consolazione, direi una preghiera.
Adesso però è diverso: il significato della pittura assume il senso di un labirinto, da dove, per uscirne, provo a seguire gli insegnamenti e i consigli di importanti pensatori, filosofi, poeti, scrittori di cui ho letto e di musicisti di cui ascolto la musica; assorbo insegnamenti energie altrui e le rielaboro, facendole mie, attraverso la pittura con cui, appunto, mi esprimo.
AdC: Cosa ti ispira nel dipingere? Come nasce una tua opera?
CK: Direi di non avere regole generali, piuttosto ho differenti fonti d’ispirazione. Prima di tutto seguo un progetto, un’idea precisa che sviluppo nel tempo. Talvolta, però, è la pittura stessa che sollecita il fare, strada facendo, suggerendomi come procedere. Talaltra, però, mi succede di avere tanta paura quando, inizialmente, sono di fronte alla tela bianca.
AdC: Ci sono pittori fonte di ispirazione per te?
CK: Molti, tra questi un posto particolare va a Piero Della Francesca che vidi per la prima volta a Tokyo al Metropolitan Art Museum, il suo “San Giuliano” provocò in me quella che si chiama “sindrome di Stendhal” con il cuore che batteva forte e per l’emozione scoppiai a piangere. Naturalmente mi affascina il mistero e la grandezza di Leonardo da Vinci e tra i contemporanei cito volentieri Mark Rothko ( 1903-1970), Jannis Kounellis (1936- 2017), Lee Ufan (vivente), Kishio Sugai.
AdC: Parlami del tuo atelier come tu chiami il tuo studio d’arte.
CK: Sono riuscita ad ottenerlo durante il periodo del lock down, erano tanti anni che che chiedevo e desideravo un mio spazio di pittura e per me, giapponese, averlo ottenuto, in una zona antica della città, dove peraltro vivo, è un grande onore. Per me è importante entrare nella storia.
AdC: Ci sono altri artisti nella tua famiglia?
CK: Sì, mio fratello è un fotografo d’arte, molto quotato in Giappone.
AdC: Quali sono le tue passioni?
CK: L’arte, la letteratura, la musica e il cinema.
AdC: Le letture, la musica ecc sono italiane o giapponesi?
CK: Sono di tutto il mondo !Tutto può diventare per me una fonte di ispirazione.
AdC: In quale città sei nata e come ti descriveresti?
CK: Sono nata a Nagano nel centro del Giappone e mi considero una persona solare ma talvolta malinconica e cerco di essere sempre positiva. Da ragazza ero fragile e soffrivo del fatto che gli altri mi considerassero diversa. In Giappone, per il comune modo di percepire le cose, io ero considerata una ragazza ribelle, una persona quindi che rompe l’armonia e a me questo dispiaceva.
Poi, però, la vita in Italia mi ha cambiato, rafforzato, tanto da sentirmi più libera e naturale.
AdC: Parlami dei tuoi studi in Giappone.
CK: Ho compiuto gli studi universitari a Tokyo dove ho frequentato l’Università d’Arte Musashino conseguendo nel 1987 la specializzazione in disegno tessile con una laurea breve di due anni. Mi interessava e mi interessa tuttora la tintura e la pittura su stoffa, nella mia famiglia ci sono state persone che hanno dedicato energie e conoscenze a queste arti.
Dopo l’università ho lavorato per tre anni in un’industria tessile produttrice di cotone, come progettista tessile e designer.
AdC: Quando sei arrivata a Perugia?
CK: Nel 1990 arrivai a Perugia per frequentare un corso di lingua italiana all’Università per Stranieri dove sono rimasta un anno e qui conobbi Fabrizio che, in seguito, divenne mio marito. Quando tornai in Giappone egli venne a trovarmi e facemmo “kakeochi” a Kyoto, praticamente una fuga d’amore, il che, al tempo, sconvolse entrambe le famiglie, la mia e la sua.
Dal 1993 vivo a Perugia con mio marito Fabrizio, in quell’anno nacque nostro figlio Michelangelo che, nel 2018 ci ha reso nonna di Carolina, una bambina splendida.
AdC: Non ha mai smesso di dipingere quindi?
CK: Mai. Pensa che mentre Michelangelo dormiva in culla io ne approfittavo per dipingere, che è la vita.
Dal 2008 ho intensificato la mia attività artistica, sia con mostre collettive e personali, sia in Giappone che in Italia e anche in Europa.
AdC: Raccontami dei tuoi Kimono, ricordo che alla mostra che facesti la scorsa estate nella ex chiesa di Santa Maria della Misericordia a Perugia ne avevi esposti molti.
CK: Sì, si tratta ancora di manufatti di stoffa, un mio grande interesse, sono quasi tutti provenienti dalla collezione di famiglia, altri, nel tempo, li ho acquistati durante i miei ritorni in Giappone.
I kimono appartengono alle mie radici, ricordo le nonne e i nonni che, nel quotidiano, vestivano kimono di colore sobrio ed anche la mamma spesso era avvolta dal kimono.
La mostra a cui fai riferimento era un progetto di unione tra pittura e kimono “una relazione estetica tra la pittura e la la tessitura “ (cit. dal pieghevole della mostra curata da D.Silvioli), una sorta di relazione tra le trame della tessitura del kimono (dipinte o stampate o ricamate) e le pennellate delle tele pittoriche.
AdC: Dove hai esposto e quando?
CK: Ho esposto in numerose mostre personali in Giappone, e tra queste ne ricordo una alla Galleria Kaneko Art G1 di Tokio nel 1990 e un’altra nel 2009 a Yokohama, Zaim My World.
Ho esposto in una Collettiva nel 1995 anche al Festival dei Due Mondi a Spoleto.
Nel 2008 ho vinto il concorso “Lune di Primavera”, organizzato dal Comitato 8 marzo di Perugia.
Nel 2015 all’Expo di Milano ero presente nel Padiglione Cinese.
Poi nel 2016, sulla scia dell’evento “Tricolore e Sollevante” da te ideato e coordinato, io organizzai la mostra di artisti giapponesi alla ex galleria Artemisia di Perugia, intitolata “Ukaze no yukue” (Il vento soffia dove vuole). Fu un successo.
Nel 2017 la Personale”Beyond the surface” alla Galleria San Francesco di Reggio Emilia, quindi nel 2018 altra personale ”Blue Exit” alla Artemisia Gallery di Perugia ed altra Personale al Complesso Monumentale di Sant’Agostino a Mondolfo (Pesaro).
Nel 2019 ho partecipato a due workshop: “International Migrant Artist”, organizzato da circolo Tangram di Perugia e “Art Circle” in Slovenia.
Nel 2021 ho organizzato la personale Aka Fuji (la montagna rossa) nello spazio espositivo A+A (via della Cera, Corso Garibaldi a Perugia), e nel 2022 ho preso parte alla collettiva Kap Kap Amuleti al Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria.
Ancora nell’estate 2022 la personale “Trame Pittura Kimono” nella ex Chiesa di Santa Maria della Misericordia a Perugia e nel settembre 2022 ho esposto nuovamente presso la Galleria A+A (via della Cera – Corso Garibaldi ) con la personale “AI Indaco Amore” e in contemporanea anche nella Cantina Dionigi a Bevagna.
Mie opere si trovano in collezioni private in Italia, in Giappone, negli USA, in Svezia, in Svizzera, in Germania.
AdC: Tu sei anche giornalista sportiva, vero?
CK: Sì, per anni ho girato nei vari stadi italiani per commentare le principali partite di calcio di serie A, per testate giornalistiche giapponesi – Hochi Shimbun, Sport Hochi – simili a La Gazzetta dello Sport.
Ancora scrivo per testate nipponiche di sport e cultura.
Come giornalista sportiva ho avuto delle belle soddisfazioni, infatti ai Mondiali di calcio del 2002 oltre alla collaborazione con l’Hochi Shimbun, ho scritto anche su La Gazzetta dello Sport di Milano.
AdC: Programmi futuri?
CK: Molteplici, ovviamente continuare a dipingere, inoltre adesso sto lavorando ad un progetto congiunto i pittura, musica, letture , il cui tema è Antigone, basato sul perduto senso di spiritualità nel mondo. Inoltre vorrei portare avanti la pratica artigianale della tintura naturale di stoffa, magari proponendola nelle scuole primarie.