Laboratori di SHODO (arte giapponese della Calligrafia) domenica 28 ore 10.30-11.30
Laboratorio di SUMI-E ( pittura con pennello su carta di riso) domenica 28 ore 11.30-12.30
a cura di Aureliana Del Commoda
INTRODUZIONE
AdC: Noi ci conoscemmo giusto otto anni fa all’Università per Stranieri, era maggio 2016, dove Lei col Maestro Feliziani vi esibiste in arti marziali giapponesi.
YK: Sì infatti mi ricordo una piacevole esperienza.
AdC: A I giorni delle Rose, invece, domenica 28 maggio terrai due laboratori: uno di Sumi-e e l’altro di Shodo (rispettivamente lo stile di pittura a china e l’arte della calligrafia). Si terranno nello spazio, messo a disposizione dalle Suore Francescane nel loro conventino, che confina con Villa Fidelia, in un patio molto carino e panoramico.
YK: Esatto e credo che l’ambiente sarà molto bello e molto molto adatto per la pratica sia dello Shodo che del Sumi-e che richiedono il raggiungimento della tranquillità e della pace interiore.
DOMANDE
1)
AdC: Iniziamo con domande personali. Da quanto tempo vive in Italia e dove ?
YK: Sono arrivata in Italia nel 1997 e quindi sono oltre 25 anni che vivo qui.
2)
AdC: So che vive a Ladispoli. Come trascorre il suo tempo a Ladispoli ?
YK: dedico molto tempo alla mia famiglia che oltre a mio marito è composta anche dai miei due figli, ma dedico anche molto tempo alle mie due passioni lo Shodo e il Sumi-e. Da qualche tempo ho aperto anche un canale su YouTube dove faccio vedere soprattutto le tecniche del Sumi-e. Pratico anche lo Iaido, anche se ultimamente per problemi fisici lo faccio con meno intensità.
3)
AdC:Dove è nata in Giappone e dove è cresciuta?.
YK: Sono nata nella prefettura di Saitama, in una in una città che si chiama Omya che oggi, dopo la fusione con un altra città, è diventata Saitama- shi e si trova a circa 60 km a nord di Tokyo. Mi sono trasferita a Tokyo per motivi di studio e di lavoro, poi sono venuta in Italia. Dove avrei voluto studiare moda.
4)
AdC: Come ha iniziato e quando ha iniziato a praticare le arti marziali?
YK: l’unica arte marziale che che pratico è lo Iaido, una sorta di scherma giapponese fatta con la Katana, che deriva dalle antiche tecniche di combattimento dei Samurai ma che oggi ha soprattutto una dimensione spirituale di concentrazione ed è volta al miglioramento di sé stessi.
5)
AdC: Quando ha iniziato a praticare questa disciplina e dove ?
YK: Ho iniziato a Ladispoli col maestro Maurizio Feliziani e la pratico da circa otto anni. Quando sono in Giappone studio con un maestro giapponese, conosciuto anche dal mio maestro italiano.
6)
AdC: Ora veniamo alle altre due arti giapponesi, il Sumi-e e lo Shodo, ce ne parli.
YK: La pratica dello Shodo è molto diffusa in Giappone. In effetti si inizia nelle scuole elementari ed anche io ho iniziato come gli altri bambini a fare Shodo quando frequentavo la scuola elementare; siccome ero abbastanza dotata, ho proseguito la pratica e ho fatto anche delle competizioni a livello nazionale in Giappone. Concluso il periodo scolastico ho continuato a perfezionare la pratica studiando anche privatamente.
Poi, facendo Shodo, è venuto naturale passare al Sumi-e. Per me sono pratiche importanti, rappresentano la tranquillità, stimolano la concentrazione. Sono contenta di praticarle anche perchè contribuisce a mantenere viva la cultura giapponese, che io sono contenta anche di far conoscere ad altri. Avvicinarsi a queste pratiche significa fare qualcosa di buono per la propria mente in quanto è molto rilassante, fa stare bene con se stessi ed è un modo per entrare dentro lo spirito giapponese.
7)
AdC: Una mia curiosità da ex insegnante di lingua italiana a Stranieri. Dove ha imparato la lingua italiana? Hai incontrato difficoltà ?
YK: Quando sono arrivata in Italia non conoscevo per niente la lingua italiana e comunicavo sostanzialmente in inglese; ho fatto qualche breve corso alla scuola Dante Alighieri dove si insegna italiano agli stranieri. Per il resto quello che ho imparato l’ho imparato vivendo qui. L’italiano come lingua è molto diverso dal giapponese – per esempio per gli articoli maschili femminili il singolare e plurale sono espressi in maniera molto diversa – e quindi, come per tutti i giapponesi che vivono in Italia, la lingua per noi non è semplice.